Smaltimento pannelli fotovoltaici

Smaltimento pannelli fotovoltaiciIl boom del fotovoltaico, complici gli incentivi statali e le politiche verdi sovranazionali, è esploso in tutta Europa già da qualche tempo. Passare all’energia fotovoltaica conviene per almeno tre ordini di ragioni: il risparmio sulle bollette energetiche (in pratica la bolletta viene sostituita dai costi di ammortizzamento dell’impianto, smaltiti nel corso di circa 20 anni);  il guadagno economico, grazie ai piani predisposti dai governi nazionali che premiano i produttori d’energia corrispondendo un tot per ogni KW ceduto alla rete di distribuzione (per i soli impianti grid connected, com’è chiaro); la salute del pianeta, poiché la luce del sole è una fonte energetica pulita il cui sfruttamento non determina il rilascio di sostanze tossiche o comunque nocive per l’ambiente. Se tutto questo è vero, è altrettanto vero, tuttavia, che c’è chi già urla allo scandalo. Pare infatti che le politiche incentivanti promuovano l’oggi senza pensare alle conseguenze sul domani. Il problema trascurato, così si dice, è quello relativo allo smaltimento, tra 15, 20 anni, quando gli impianti, verosimilmente, cesseranno di essere funzionanti, dei materiali che li compongono. Si calcola che nel 2015 dovranno essere smaltite circa 16.000 -17.000 tonnellate di pannelli, che diventeranno 130.000 tonnellate nel 2030.

Le opinioni a riguardo, ad onor del vero, sono tutt’altro che univoche. A fronte del partito degli allarmisti, infatti, v’è chi ribatte che la questione dello smaltimento non è più che una tempesta in un bicchiere d’acqua. Tutti i materiali di cui è composto un impianto fotovoltaico, sarebbero infatti,  perfettamente smaltibili già con le tecnologie odierne: le celle al silicio, materiale già massicciante impiegato nell’industria degli hardware; Il vetro temprato, che si smaltisce come ogni altro vetro. La cavetteria, la solita impiegata in edilizia; e ancora, il doppio stato di Etil Vinil Acetato e le cornici di alluminio, tutti materiali già abbondantemente impiegati ed efficacemente smaltiti in altri settori industriali. Unica eccezione va fatta per i pannelli in cadmio Tellurio, questa sì, sostanza tossica sottoposta a peculiari procedure assistite di smaltimento, e pertanto in fase d’abbandono da parte delle imprese produttrici. Se questo è il quadro, bisogna, invero, aggiungere, che parallelamente al diffondersi dell’impiego di massa del fotovoltaico, si diffondono, di pari passi, le imprese preposte allo smaltimento dei pannelli, imprese che promettono sin d’ora miracoli in termini di riciclo delle componenti dei moduli: circa il 90% del vetro e il 95% dei materiali semiconduttori e fino all’80% del tellurio.