La bioenergia è l’energia prodotta mediante la trasformazione di sostanze organiche, di origine animale o vegetale, dette biomasse, in manufatti energetici rispettivamente noti, a seconda dell’ambito impiego, come biocombustibili (si pensi al biogas) e biocarburanti (bioetanolo, biodiesel, etc.).
Si tratta del risultato di speciali processi di trasformazione e combustione di residui e scarti provenienti dalla produzione cerealicola, agricola (paglia e letami), dall’industria saccarifera (barbabietole, canna da zucchero), dal taglio di legname (si pensi al pellet, o al cippato), senza considerare, ancora, i reflui degli allevamenti, i rifiuti solidi urbani ed i rifiuti domestici.
Detta specie d’energia appartiene al genere delle cosiddette energie alternative, energie caratterizzate da uno stato di sperimentazione e sviluppo ancora in fieri eppur connotate da una serie di aspetti positivi che ne fanno auspicare impieghi sempre più massicci. Anzitutto la bioenergia non comporta, almeno a detta di taluni studiosi, l’immissione in atmosfera di quantità di anidride carbonica superiori rispetto a quelle già possedute dalle sostanze organiche. In secondo luogo, a differenza dei combustibili fossili, le biomasse sono tendenzialmente inesauribili e uniformemente distribuite in natura, il che le preserva dalle oscillazioni di prezzo cui sono soggetti, ad esempio, il petrolio e i gas naturali. Bacini inesauribili, in altri termini, a costi più che contenuti. Il sistema di conversione della biomassa in energia può fondarsi su due distinti processi energetici: le trasformazioni termochimiche e quelle biochimiche. Nel primo caso, che riguarda le biomasse con un tasso d’umidità complessivo non superiore al 30% – derivati dal legname, paglia, gusci, noccioli etc. – il processo di conversione avviene mediante una reazione chimica innescata dal calore. Nel caso delle trasformazioni biochimiche – relative a biomasse con una percentuale d’umidità superiore al 30% (fogliame, barbabietola, letami, rifiuti urbani o industriali, etc.) – invece, all’origine della reazione che provoca la conversione energetica c’è l’azione di funghi, enzimi ed altri micro-organismi.
Per quanto la bioenergia sia comunemente ritenuta una forma d’energia pulita, oltre che economica, numerosi dubbi permangano, tuttavia, circa l’effettivo impatto, in termini di mutamenti degli ecosistemi, che una simile tecnica d’approvvigionamento energetico potrebbe avere se impiegata su scala globale.