Energia rinnovabile

Energia rinnovabileQuando si parla di fonti energetiche, si suole operare una grande distinzione a monte, sulla base della disponibilità in natura, tra fonti non rinnovabili e fonti rinnovabili. Le prime, le fonti non rinnovabili, vale a dire, sono caratterizzate da una presenza limitata nel tempo e nello spazio. Si tratta, entrando più nel dettaglio, dei combustibili fossili, risorse originatesi dalla decomposizione   di sostanze organiche la cui produzione richiede millenni e che, pertanto, appaiono destinate ad esaurirsi con il trascorrere del tempo.

La maggior parte del fabbisogno energetico mondiale oggi, è soddisfatto mediante l’impiego di risorse non rinnovabili quali il petrolio o il gas naturale. Il problema, com’è noto, è che la domanda di combustibili fossili, che ad oggi arriva a ricoprire l’80%  dell’intero fabbisogno mondiale, è destinata a superare la quantità di risorse disponibili, in un inesorabile processo di progressivo esaurimento dei giacimenti energetici.

Per quanto la comunità scientifica paia concorde nel ritenere che, perché una simile catastrofe economica e sociale si realizzi, dovranno passare ancora dei decenni, tuttavia la sola idea che i combustibili fossili possano esaurirsi è di per sé sufficiente a provocare un innalzamento incontenibile dei prezzi delle materie prime. Da qui il rinnovato interesse dei governi nazionali e degli operatori industriali verso le risorse energetiche rinnovabili, così chiamate poiché presenti, in natura, in misura tendenzialmente inesauribile. Tra tali fonti d’approvvigionamento energetico si suole includere anzitutto le radiazioni solari, immediatamente sfruttabili in forma d’energia termica mediante l’impiego di pannelli solari per riscaldare acqua o altri fluidi, o quali medium da convertire in energia elettrica, nel caso dell’impiego di speciali pannelli fotovoltaici.

Ad un analogo processo di conversione sono sottoposte le biomasse, sostanze organiche di origine animale o vegetale opportunamente trattate al fine di ottenerne energia elettrica o chimica. E ancora, rientrano tra le fonti rinnovabili, il vento, da cui si ricava la cosiddetta energia eolica,  le maree, la crosta terrestre, direttamente impegnata nella produzione dell’energia geotermica, l’acqua (energia idraulica) e, secondo alcuni, il nucleare, sebbene la Commissione Europea ne abbia, proprio di recente, negato la qualifica di fonte rinnovabile.

Energia elettrica

Energia elettricaNel linguaggio comune, quando si parla di energia elettrica, ci si riferisce all’energia prodotta da una corrente elettrica, da un determinato flusso di cariche elettriche, vale a dire, che in un certo intervallo di tempo attraversa una data superficie. Detta specie d’energia si manifesta in natura, in una forma che non è immediatamente controllabile, non in maniera adeguata, per lo meno, e che pertanto non risulta passibile di sfruttamento da parte dell’uomo: le meravigliose  scariche elettriche dei fulmini che tutti noi siano avvezzi ammirare, specie durante i temporali estivi. L’energia elettrica che trova impiego nelle nostre case e nelle attività produttive di qualsiasi genere, invece, è il risultato del processo di trasformazione di altre forme d’energia – l’energia chimica, quella meccanica, solare, termica, etc – mediante appositi dispositivi generalmente noti come generatori di corrente. Per quanto i primi studi sull’elettricità si facciano risalire, niente meno, che a Talete di Mileto (624 A.C.)  e a Plinio il Vecchio (25 D.C.) gli esperimenti risolutivi ai fini dello sviluppo delle conoscenze scientifiche in materia di elettricità risalgono alla seconda metà del XVIII secolo, quando Alessandro Volta, riprendendo gli studi di Galvani sulle rane, in netta polemica con questi, intuì un nesso di causalità tra il contatto tra due distinti metalli e le contrazioni muscolari osservate sull’animale morto. I tessuti umidi e salati della rana, osservò Volta, costituivano un formidabile circuito per la circolazione dell’energia elettrica prodotta dal contatto tra i metalli.  Sulla base di tali osservazioni, nel 1799 Volta inventò il primo dispositivo per la circolazione della corrente elettrica, una pila di dischi di metallo alternati da dischetti di cartone imbevuti di una soluzione salina, che fu diretta antesignana della pila elettrica e, che dal suo nome, appunto, fu battezzata pila voltaica.

Fu a Thomas Edison, un promettente inventore ed imprenditore statunitense, che dobbiamo una delle più importanti applicazioni delle scoperte di Volta, la lampadina ad incandescenza, impiegata per alimentare piccoli impianti a corrente continua alla fine dell’800, mentre risalgono  ai primi del ‘900 le prime applicazioni della corrente alternata mediante l’uso di appositi dispositivi detti trasformatori.

Innumerevoli passi, com’è chiaro, sono stati fatti da allora, ed oggi, come accennato, la produzione di energia elettrica avviene su larga scala mediante un complesso processo di trasformazione di altre forme d’energia, specie meccanica e termica, di regola all’interno di grandi centrali idroelettriche,  termoelettriche e nucleari, sebbene sempre maggiore considerazione vadano conquistando fonti di produzione alternativa quali le biomasse o l’energia solare.

Risparmio energetico

Risparmio energeticoCon l’espressione risparmio energetico ci si suole riferire a quella serie di strategie e tecniche volte a ridurre il consumo d’energia elettrica, mediante una gestione più razionale e ponderata delle risorse energetiche, specie nei contesti domestici. I consumi d’energia nell’edilizia domestica, infatti,  non solo rappresentano il 30% dell’intero fabbisogno nazionale, ma sono causa, per di più, del 25% delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.

Attivare buone prassi al fine di raggiungere elevati standard di risparmio energetico, pertanto, non soltanto aiuterà le famiglie a fronteggiare i costanti rincari dell’energia elettrica, ma contribuirà, tra l’altro, a lasciare alle generazioni future un pianeta più sano e pulito. Un simile obiettivo può essere conseguito attraverso due distinte strategie, l’una delle quali, com’è chiaro, non solo non esclude l’altra, ma, al contrario, è ad essa complementare affinché i risultati finali siano quelli auspicati. Si tratta, anzitutto, di effettuare un massiccio intervento di ristrutturazione su tutte quelle componenti edilizie dell’immobile – soffitti, controsoffitti, tetti, pareti, infissi – che possano, in qualche misura, costituire un’inutile fonte di dispersione del calore (in inverno) o del fresco ( in estate). Non temete i costi legati ad interventi di questo tipo perché si tratta, in effetti, di spese da cui rientrerete nel giro di qualche anno mediante il risparmio accumulato sulle bollette energetiche. Si aggiunga a ciò che periodicamente tanto gli enti locali quanto il governo nazionale corrispondono incentivi a sostegno del risparmio energetico, riconoscendo, a  titolo di esempio, la possibilità di scaricare dalla dichiarazione dei redditi, in tutto o in parte, le spese sostenute per la ristrutturazione.

Una semplice ricerca su internet o presso i rivenditori ed i tecnici specializzati vi aiuterà ad identificare il piano incentivi più consono alle vostre esigenze. La seconda strategia, poi, consiste nel sostituire l’impiego di combustibili fossili (gas, petrolio e simili) con fonti energetiche alternative, prima tra tutte l’energia solare. Il sole è una risorsa praticamente inesauribile, economica e pulita. Basterà impiantare dei panelli solari o fotovoltaici sul tetto della propria abitazione per ottenere energia sufficiente a soddisfare l’intero fabbisogno domestico, con un notevole risparmio di costi ed un beneficio di tutto riguardo per la salute del pianeta.

A fianco di tali strategie, poi, vanno senz’altro  menzionate le più semplici tecniche di razionalizzazione dei consumi energetici quali il riscaldamento o il raffreddamento limitato alle aree della casa di piena utilizzazione, l’impiego delle lampade a risparmio energetico o l’utilizzo degli elettrodomestici nelle ore serali, per citarne alcune.

Bioenergia

BioenergiaLa bioenergia è l’energia prodotta mediante la trasformazione di sostanze organiche, di origine animale o vegetale, dette biomasse, in manufatti energetici rispettivamente noti, a seconda dell’ambito impiego, come biocombustibili (si pensi al biogas) e biocarburanti (bioetanolo, biodiesel, etc.).

Si tratta del risultato di speciali processi di trasformazione e combustione di residui e scarti provenienti dalla produzione cerealicola, agricola (paglia e letami), dall’industria saccarifera (barbabietole, canna da zucchero), dal taglio di legname (si pensi al pellet, o al cippato), senza considerare, ancora,  i reflui degli allevamenti, i rifiuti solidi urbani ed i rifiuti domestici.

Detta specie d’energia appartiene al genere delle cosiddette energie alternative, energie caratterizzate da uno stato di sperimentazione e sviluppo ancora in fieri eppur connotate da una serie di aspetti positivi che ne fanno auspicare impieghi sempre più massicci. Anzitutto la bioenergia non comporta, almeno a detta di taluni studiosi, l’immissione in atmosfera di quantità di anidride carbonica superiori rispetto a quelle già possedute dalle sostanze organiche. In secondo luogo, a differenza dei combustibili fossili, le biomasse sono tendenzialmente inesauribili e uniformemente distribuite in natura, il che le preserva dalle oscillazioni di prezzo cui sono soggetti, ad esempio, il petrolio e i gas naturali. Bacini inesauribili, in altri termini, a costi più che contenuti. Il sistema di conversione della biomassa in energia può fondarsi su due distinti processi energetici: le trasformazioni termochimiche e quelle biochimiche. Nel primo caso, che riguarda le biomasse con un tasso d’umidità complessivo non superiore al 30% – derivati dal legname, paglia, gusci, noccioli etc. –  il processo di conversione avviene mediante una reazione chimica innescata dal calore. Nel caso delle trasformazioni biochimiche – relative a biomasse con una percentuale d’umidità superiore al 30% (fogliame, barbabietola, letami, rifiuti urbani o industriali, etc.) – invece, all’origine della reazione che provoca la conversione energetica c’è l’azione di funghi, enzimi ed altri micro-organismi.

Per quanto la bioenergia sia comunemente ritenuta una forma d’energia pulita, oltre che economica, numerosi dubbi permangano, tuttavia, circa l’effettivo impatto, in termini di mutamenti degli ecosistemi, che una simile tecnica d’approvvigionamento energetico potrebbe avere se impiegata su scala globale.

Energie rinnovabili

Energia rinnovabileCon l’espressione “energie rinnovabili” ci s’intende riferire a quelle fonti di produzione energetica caratterizzate da una tendenziale inesauribilità nel tempo. Esistono in natura risorse energetiche, altrimenti dette convenzionali – poiché convenzionalmente e storicamente identificate come “le risorse energetiche” per eccellenza – che sono contraddistinte da una disponibilità limitata nel tempo e nello spazio.

Non tutti i paesi, in altri termini, non tutti allo stesso modo, per lo meno, dispongono di simili  fonti di approvvigionamento energetico, ed in ogni caso, per quanto abbondanti possano essere in determinati luoghi, esse sono comunque destinate ad andare incontro ad un inesorabile processo di progressivo esaurimento. Si pensi a risorse quali il carbone, il gas, il petrolio, e più in generale ai combustibili fossili, e a quali conseguenze, sulle sorti dell’economia mondiale, stia producendo il razionamento operato negli ultimi anni da parte dei maggiori paesi importatori dovuto, in primo luogo, al prosciugamento dei giacimenti.

Proprio in ragione di questo profilo legato alla loro “non rinnovabilità”, si suole contrapporre i combustibili fossili alle cosiddette risorse rinnovabili, fonti energetiche connotate, all’opposto, da una disponibilità in natura in quantità non predeterminate, o quantificabili, e tendenzialmente inesauribili. Rientrano tra le specie di “energia rinnovabile” anzitutto l’energia idroelettrica, che sfrutta l’energia cinetica prodotta dalla caduta delle masse d’acqua in quota per convertirla in energia elettrica, mediante l’impiego di apposite turbine; l’energia prodotta dalle biomasse, residui agricoli, scarti industriali, reflui d’allevamento e rifiuti urbani trasformati a fini energetici (bioenergia); l’energia solare, nella duplice applicazione del solare termico e della tecnologia fotovoltaica; e ancora, l’energia eolica, a partire dalla forza dei venti, quella delle maree, delle onde e quella prodotta dalla crosta terrestre (energia geotermica).

Ad esse andrebbe aggiunta, a dovere di completezza, l’energia nucleare, prodotta dalla fissione degli atomi di torio, uranio e plutonio e tuttavia, a tal riguardo la Commissione Europea, ha avuto modo di pronunziarsi di recente escludendone la natura rinnovabile, almeno ai fini del conseguimento degli obiettivi del pacchetto clima-energia noto come 20-20-20 (il 20% di energia da fonti rinnovabili entro il 2020 con riduzione del 20% delle emissioni di anidride carbonica e aumento dell’efficienza energetica del 20%).

Energia fotovoltaica

Energia fotovoltaicaLe origini etimologiche della parola fotovoltaico sono particolarmente eloquenti al fine di comprenderne il significato. Il termine, infatti, deriva dal greco phos, luce, associato a Volt, dal nome dall’uomo che per primo ebbe a studiare le proprietà dell’energia elettrica, Alessandro Volta, inventore della pila. Letteralmente, pertanto, l’energia fotovoltaica è l’energia che deriva dalla luce, la luce solare, nel particolare.

Sviluppatosi nell’ambito delle missioni spaziali intorno agli anni ‘50, il Fotovoltaico (FV) rappresenta oggi un modello di produzione energetica estremamente attenzionato tanto dalla ricerca  scientifica quanto dal mercato, poiché la fonte da cui promana, il sole, è tendenzialmente inesauribile, produce energia pulita e a basso costo.

Le prime osservazioni dell’effetto fotovoltaico, della produzione, vale a dire, di energia elettrica continua senza l’impiego di sostanze combustibili ed a partire dai soli raggi solari, si fanno risalire al 1839, ed in particolare agli studi sullo spettro solare del giovane fisico francese Alexandre Edmond Becquerel.

Il meccanismo opera attraverso un’insieme di celle fotovoltaiche aggregate in moduli, detti pannelli fotovoltaici, e composte da un materiale semiconduttore (in genere il silicio monocristallino) che ha la funzione di captare la radiazione solare e di trasformarla in energia elettrica. Mediante un sistema complesso di dispositivi elettrici detto BOS (Balance of System) l’energia elettrica così prodotta viene trasformata in energia alternata e comunicata all’utenza finale.

Com’è intuibile, l’energia  fotovoltaica rappresenta un’importante sfida nella ricerca di energie alternative. L’unico tipo di impatto sull’ambiente che essa determina, infatti, è l’occupazione di superficie, aspetto largamente risolvibile mediante la diffusione dei modelli  BIPV, o sistemi fotovoltaici architettonicamente integrati, impianti fotovoltaici,  talora anche di grandi dimensioni, installati sulle strutture esterne degli edifici (infissi, tetti, pareti) in modo da mimetizzarsi completamente con l’ambiente urbano. Per il resto, si consideri che il beneficio ambientale determinato dall’impiego del fotovoltaico è, e non può che essere, inversamente proporzionale alla quantità di anidride carbonica che verrebbe immessa nell’atmosfera se la medesima energia venisse prodotta attraverso combustibili fossili o altre fonti convenzionali. Un servizio di non poco conto, dunque, per la salute del pianeta, e non solo. L’immediato riscontro economico, infatti, sia in termini di risparmio sulle tariffe dei gestori, che in termini di guadagno, laddove si disponga di un impianto collegato alla rete elettrica capace di cedere il surplus energetico alla rete in cambio d’un corrispettivo, rendono il fotovoltaico una scelta sempre più apprezzata anche da parte di chi dell’ambiente non si è mai interessato troppo, ma delle proprie tasche sì.

Energia solare

Energia solareIl sole, il dato è notorio, rappresenta un’inesauribile fonte di produzione energetica. Al suo interno, infatti, complici le elevate temperature (diversi milioni di gradi centigradi), hanno incessantemente luogo reazioni termonucleari che sprigionano immense quantità di radiazioni elettromagnetiche, soltanto una parte delle quali, tuttavia, arriva ad attraversare l’atmosfera terrestre. Ebbene, basterebbe impiegare questa percentuale ridotta di radiazioni solari per superare di ben 15.000 volte l’attuale fabbisogno energetico del pianeta. E non solo l’energia proveniente dal sole è immensa e tendenzialmente inesauribile, ma, per di più, si tratta di un’energia pulita, non inquinante, va a dire, ed estremamente economica.

Lo sfruttamento dell’energia solare, infatti, non richiede il ricorso a combustibili fossili, risorse energetiche dette convenzionali per l’uso ordinario che ne fa, eppur responsabili dei continui innalzamenti del costo di gas e luce in ragione del tanto progressivo quanto inesorabile processo di esaurimento che le riguarda (oltre che d’inestimabili danni all’ambiente!).

Detto sfruttamento si basa, piuttosto, sull’applicazione di due distinte tecnologie: il solare termico ed il fotovoltaico. La prima delle due tecnologie ha raggiunto buoni livelli sperimentali ed operativi già da qualche decennio e si fonda su un sistema meccanico estremamente semplice: in pratica il calore emesso dalle radiazioni solari viene catturato mediante l’impiego di apposite lastre che ne impediscono la dispersione (i pannelli solari) ed impiegato al fine d’innalzare la temperatura dell’aria o, come più spesso accade, dell’acqua, o di altri fluidi contenuti in appositi serbatoi. Sebbene il ricorso al solare termico negli ultimi anni abbia subito un’implementazione di tutto rilievo, essendosene esteso l’impiego anche all’agricoltura e all’industria, tuttavia continuano a rappresentarne bacino preferenziale i sistemi di riscaldamento dell’acqua per fini domestici.

La seconda tecnologia, il fotovoltaico, si basa su un meccanismo un po’ più complesso, il che spiega perché, nonostante i primi esperimenti risalissero ai primi dell’800, essa abbia richiesto tempi di ricerca e sviluppo ben più lunghi del solare termico. Si tratta, in tale caso, di convertire l’energia che promana dalle radiazioni solari in energia elettrica, direttamente spendibile per qualsiasi fine domestico, industriale o agricolo, mediante il ricorso a speciali dispositivi (i pannelli fotovoltaici) costituiti in prevalenza da un materiale semiconduttore, in genere il silicio trattato.

Energia atomica

Energia atomicaNegli ultimi anni, in totale controtendenza rispetto ad un trend globale, in Italia si torna a parlare di energia nucleare. L’interesse verso questa specie di energia va imputato, in primo luogo, al vertiginoso innalzamento del prezzo del petrolio, di cui siamo grandi importatori, legato un po’ alle oggettive contingenze legate alla risorsa (il progressivo esaurimento dei pozzi, vale a dire), un po’ alla presa di coscienza delle controindicazioni ecologiche – inquinamento atmosferico e delle acque – ma anche economiche connesse all’impiego del petrolio (basti pensare al disastro ambientale che ha colpito il golfo del Messico il 22 aprile del 2010, quando l’affondamento della piattaforma petrolifera della BP ha devastato non solo un intero ecosistema, ma anche l’economia del luogo che si fondava sulla pesca), un po’, infine, il dilagare dei conflitti armati e delle tensioni politiche con grandi paesi importatori quali la Libia, l’Afganistan o l’Iraq. Se questo è il quadro, si dice, è opportuno investire nella ricerca e nell’industria al fine di ottenere un maggiore livello d’indipendenza energetica e l’energia nucleare potrebbe essere una risposta efficace e concreta.

Bene, chiariamo anzitutto che cos’è l’energia nucleare: si tratta di una fonte di produzione energetica che opera mediante un processo detto di “fissione” – una sorta di bombardamento, per i profani – dei nuclei atomici dell’uranio, del plutonio o del torio. L’energia sprigionata dalla fissione verrà quindi convertita in energia elettrica all’interno di speciali centrali (le centrali termonucleari) dotate di appositi impianti di trasformazione noti con il nome di  reattori. Indubbi benefici del ricorso ad un simile meccanismo di produzione energetica sarebbero l’abbattimento dei costi per l’utenza, una probabile riduzione della presenza nazionale a numerosi conflitti armati con il Medio Oriente e la netta riduzione di immissioni di CO² nell’atmosfera.

Il contraltare, tuttavia, che rende la scelta del nucleare tutt’altro che auspicabile, sarebbe la pericolosità intrinsecamente connessa agli impianti, strutture la cui stabilità non può essere mai del tutto controllata, specie in presenza di situazioni imprevedibili, o quasi (Cernobyl prima, e Fukushima oggi, dovrebbero essere da monito), nonchè i rischi ambientali legati al trasporto e allo smaltimento delle scorie nucleari (che allo stato delle conoscenze scientifiche risultano essere indistruttibili) e all’oggettiva difficoltà di identificare i siti in cui provvedere allo stoccaggio.

Energia alternativa

Energia alternativaCom’è noto, con il termine energia, in fisica, ci si riferisce a quella specifica grandezza, misurata in joule (J), che corrisponde alla capacità di un sistema di produrre lavoro. Per molto tempo il termine energia è stato direttamente associato alle cosidette “fonti energetiche convenzionali”, a quelle risorse, vale a dire, da sempre impiegate dall’uomo nella produzione industriale, risorse quali il carbone, la legna, il gas, il petrolio, e via dicendo. Detti sistemi di produzione energetica, che pur hanno imperato per secoli, ed ancora oggi sono dominanti, sono incorsi, nel lungo periodo, in due inconvenienti tutt’altro che irrilevanti: anzitutto la produzione energetica necessitava di risorse che si sono dimostrate, nei secoli, limitate e che vanno oggi incontro ad un inesorabile processo di esaurimento. Una simile prospettiva, così come predicano le leggi di mercato, ha determinato un vertiginoso innalzamento del costo delle materie prime e, per esse, del prodotto finale.

L’esaurimento dei giacimenti petroliferi – il dato è sotto gli occhi di tutti – va di pari passo con i continui rialzi del costo della benzina, del diesel, e anche della bolletta elettrica, di riflesso. Il secondo inconveniente, anch’esso di piena rilevanza, è legato all’impatto devastante che le fonti energetiche tradizionali hanno sull’ambiente. Il più noto effetto, di cui tanto si sente parlare, ormai, anche nelle cronache quotidiane, a riprova della rilevanza del problema, è senz’altro il riscaldamento atmosferico conseguente alle massicce immissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.

I cambiamenti climatici cui tutti abbiamo assistito negli ultimi trent’anni, e cui continuiamo ad assistere tra il rassegnato e l’impotente, i cataclismi continui che flagellano determinate aree del pianeta, l’innalzamento dei mari, lo scioglimento dei ghiacciai, le piogge acide e l’assottigliamento dell’ozono parrebbero essere il preludio di una nuova era che, nel giro di un tempo sulla cui stima gli studiosi continuano ad essere in disaccordo, potrebbe portare all’estinzione della vita sulla terra. Problemi seri, dunque, che hanno portato alla sottoscrizione delle superpotenze internazionali di importanti documenti quali il protocollo di Kyoto, con il proposito di provvedere ad una progressiva riduzione delle immissioni di sostanze inquinanti nell’atmosfera.  A fianco d’iniziative di questo genere è stata portata avanti la ricerca scientifica volta alla implementazione dello sfruttamento di fonti energetiche dette “alternative”, a rimarcarne la contrapposizione alle cosiddette fonti convenzionali. Si tratta di risorse energetiche non inquinanti e tendenzialmente inesauribili, tra cui si suole far rientrare il sole (energia solare, termosolare e fotovoltaica), il vento (energia eolica), il moto ondoso, la forza delle acque (energia idroelettrica) e delle maree, le biomasse, il calore prodotto dalla crosta terrestre (energia geotermica) e, per concludere, il nucleo dell’atomo (energia nucleare).

Energia termica

Energia termicaQualunque massa in possesso di una temperatura superiore allo zero assoluto (praticamente tutte) è una fonte potenziale d’energia termica, di quella specie d’energia, vale a dire, che si realizza, in concreto, mediante il trasferimento di calore da un  corpo ad un altro.

Si tratta della madre di tutte le energie, di importanza essenziale per la sopravvivenza del pianeta poiché in assenza di calore si andrebbe incontro alla trasformazione di tutta l’acqua presente sulla Terra in ghiaccio, con le conseguenze che tutti noi possiamo agevolmente immaginare. É la stessa specie d’energia, peraltro, di cui si nutre il nostro corpo mediante i processi di alimentazione e che fa sì che la nostra temperatura sia mantenuta ad un livello medio di 37°C.

Per avere un’idea immediata, e del tutto intuitiva, di cosa l’energia termica sia, e di quanto essa faccia parte del nostro vivere quotidiano, basti pensare a cosa succede quando due corpi recanti temperature differenti vengono accostati l’uno all’altro. Ebbene, com’è noto, ciò che si verificherà è che il corpo con la temperatura più elevata prenderà a trasmettere calore a quello con la temperatura meno elevata. A livello microscopico, ciò che accade è che l’incremento della temperatura del corpo meno caldo dà luogo ad un incremento del moto, e delle collisioni, tra gli atomi che lo compongono, il che, appunto, genera energia.

La produzione di una simile specie d’energia può verificarsi mediante tre reazioni fondamentali: la combustione, così come accade, ad esempio, nell’ipotesi in cui si faccia bruciare una sostanza del genere gas, legno, carbone, petrolio e simili, dando luogo ad un processo di produzione di energia in forma di calore (si pensi alla forza del vapore acqueo che pressa sul coperchio di una pentola che bolle, o alla combustione della benzina al fine di mettere in moto una vettura ); la reazione nucleare, nel qual caso la produzione energetica passa per la trasformazione della composizione del  nucleo degli atomi di un determinato elemento chimico; il passaggio di corrente elettrica attraverso un cavo a bassa resistenza, per concludere, meccanismo di funzionamento tipico delle vecchie stufe elettriche e di numerosi elettrodomestici presenti nelle nostre cucine.